Stereotipi, l’amore, e la Chiesa. L’integrazione dei lavoratori ospiti italiani nella società neerlandese
Paul Franssen
IL CROGIOLO
Quando si parla dell’integrazione di gruppi diversi nella società, la mia generazione pensa alla canzone di Blue Mink, ‘Melting Pot’:
What we need is a great big melting pot
Big enough enough enough to take
The world and all its got
And keep it stirring for a hundred years or more
And turn out coffee coloured people by the score.1
Il ‘melting pot,’ il crogiolo, è il simbolo del superamento delle differenze di razza, religione e cultura. In questa canzone è anche chiamato ‘loving machine,’ una macchina d’amore, che produce gente colore del caffè. Quindi, il matrimonio interculturale (o interraziale) è un simbolo dell’integrazione totale.
Un esempio storico sarebbe il caso dei lavoratori ospiti (‘gastarbeiders’) italiani arrivati nei Paesi Bassi nel secondo dopoguerra, di cui molti si sono sposati con donne olandesi, più di altri gruppi simili, e che adesso sono bene integrati—almeno coloro che sono rimasti invece di tornare in Italia.
SPAGHETTIRELLEN
Questa situazione, però, all’inizio non era molto positiva. C’era resistenza da parte della popolazione locale, proprio contro i matrimoni misti; e c’erano i pregiudizi e gli stereotipi usati contro gli italiani. Questo è stato ribadito in uno spettacolo basato su incidenti storici. Si chiama: Spaghettirellen, i disordini degli spaghetti.
Nel 1961, ci furono dei disordini a Oldenzaal, una cittadina nell’est del paese, dopo una lite tra migranti italiani e ragazzi locali per una ragazza olandese. Nello spettacolo, vengono esaminate le ragioni di questo conflitto. C’è la gelosia di un ragazzo olandese, che si arrabbia perché la ragazza che vuole conquistare preferisce un italiano, rappresentato come molto più simpatico e attraente. C’è anche il ruolo della politica, che non ha previsto le conseguenze di una migrazione di tanti uomini scapoli; e c’è l’immagine stereotipata degli italiani diffusa nella cultura olandese.
LA GELOSIA
Perché un semplice caso di gelosia è stato tanto controverso? Forse i legami interculturali tra donne e uomini funzionano in un modo particolare? Nell’antropologia, si distinguono l’esogamia e l’endogamia. Alcune culture favoriscono l’esogamia, cioè il matrimonio fuori dal gruppo. Invece, ci sono anche culture endogame, che preferiscono il matrimonio dentro un gruppo. Ovviamente, l’esogamia è importante per evitare inbreeding; invece, le culture che esigono la purezza della razza sono piuttosto endogame.
La tensione tra endogamia ed esogamia può manifestarsi in casi di grandi migrazioni, soprattutto quando queste sono sbilanciate per quanto riguarda il genere; dal ratto delle Sabine alle aggressioni contro le donne a Colonia al Capodanno del 2015, i gruppi di maschi scapoli stranieri sono spesso percepiti come una minaccia. Dall’altro lato, c’è anche l’attrattività dell’esotico. Siccome l’esogamia può essere salubre per il pool genetico, questa attrattività sembra essere l’espressione culturale di questo fatto biologico.
Questo argomento della concorrenza tra maschi viene collegato alla migrazione degli italiani negli anni Sessanta, nella produzione teatrale Spaghettirellen. La competizione dei maschi per le donne, soprattutto se ci sono troppi maschi in confronto alle donne, è un problema abbastanza universale. Però, in questo caso, c’è anche il ruolo della politica, come diventa chiaro nello spettacolo.
LA POLITICA
La politica, rappresentata da un funzionario che cerca di discolparsi, non ha previsto le conseguenze di una migrazione di tanti uomini scapoli. Perché erano scapoli, e soltanto uomini? I Paesi Bassi nel periodo avevano bisogno di manodopera per il lavoro pesante. Allo stesso tempo, il paese era sovrappopolato, e c’era una carenza di abitazioni. Quindi, il governo olandese voleva prevenire la migrazione permanente, e invitava soltanto scapoli con un contratto a tempo determinato. In quel periodo, il secondo dopoguerra, c’era molta disoccupazione in Italia, soprattutto nel Sud. Secondo un’indagine statistica olandese del 1971, il 42 percento dei migranti italiani intervistati era disoccupato prima di andare in Olanda, più delle altre nazionalità, e numerosi indicavano che questo era stato il motivo per emigrare. Però, la politica olandese aveva dimenticato, come si diceva, che questa manodopera consisteva di esseri umani.
GLI STEREOTIPI
Come venivano rappresentati questi migranti? Nello spettacolo Spaghettirellen, si usano parecchi stereotipi. Sebbene all’inizio fossero ben accolti, gli italiani vengono anche insultati come mafiosi e donnaioli. Come dice uno dei giovani olandesi, ‘Casanova non era di Almelo.’ E questi stereotipi, di fatto, esistevano a quel tempo. Gli stereotipi nazionali, ovviamente, non hanno a che fare con la realtà; sono piuttosto delle idee che vengono trasmesse in una cultura, e possono anche cambiare velocemente.
C’è un fatto strano, però, nella canzone più conosciuta del periodo sul fenomeno dei ‘Gastarbeiter’: ‘Zwei kleine Italiener’ della cantante tedesca Conny Froboess: il fatto che i due piccoli italiani del titolo non sono donnaioli per niente!
I LAVORATORI OSPITI IDEALI
Stranamente, nella canzone più conosciuta del periodo sui ‘Gastarbeiter’ italiani, l’argomento che gli italiani siano donnaioli viene tralasciato. Nel Concorso Eurovisione del 1962, la cantante tedesca Conny Froboess aveva un hit con ‘Zwei kleine Italiener.2 Fu un successo commerciale quasi dappertutto, tranne nella stessa Italia.
C’erano anche versioni italiane, inglesi e olandesi. L’originale cantava dell’amore, è vero, ma l’amore dei due ‘piccoli italiani’ per le loro fidanzate (o mogli, questo non è chiaro) rimaste in Italia. Ovviamente, questi italiani sono ‘piccoli’ in confronto ai tedeschi, essendo l’uomo tedesco (o olandese) medio più alto degli italiani meridionali (si parla di Napoli); ma la statura bassa era anche un modo per infantilizzarli. In altre parole: i lavoratori ospiti sono innocui: non sono veri uomini, e sono fedeli alle loro fidanzate in Italia, quindi non sono dei rivali per gli uomini tedeschi. Inoltre, vogliono tornare a casa, infatti sognano il ritorno a Napoli e la riunione con ‘Tina e Marina.’ Quindi, sono i lavoratori ospiti ideali, che sanno che il loro soggiorno è temporaneo.
La versione olandese3 era una traduzione fedele del testo tedesco, mentre quella italiana e quella inglese erano state tradotte più liberamente. ‘Un bacio all’italiana’4 canta l’amore di uomini esotici ma soprattutto degli uomini italiani (esattamente ciò che si evitava nell’originale). La versione inglese,5 invece, racconta la storia di Gino, che è tanto impegnato a suonare il suo mandolino che non ha tempo per la cantante, che minaccia di trovare un altro fidanzato, uno che non suoni il mandolino. Questa sembra un’inversione comica dello stereotipato amante italiano.
Però, è proprio nella versione tedesca e in quella olandese che si trova l’immagine desiderata dei lavoratori ospiti. Non a caso, la Germania e i Paesi Bassi avevano tanti “gastarbeiter” dall’Italia, mentre invece l’Inghilterra no. Tuttavia, dietro questa affermazione della loro innocuità, c’è la paura che non sia così; e questa paura emerge in un’altra canzone, 15 anni dopo.
L’ITALIANO DONNAIOLO
Dopo la crisi petrolifera del 1973, seguita da una recessione, molti lavoratori italiani tornarono in Italia. Così, anche la presenza italiana nella cultura popolare diminuì. In Belgio, però, con una grande popolazione italiana, c’era ancora una canzone popolare abbastanza controversa sugli italiani, quella di Raymond van ‘t Groenewoud. Cantando in fiammingo, Van ‘t Groenewoud era anche comprensibile in Olanda. La canzone del 1977 è piena di stereotipi, perlopiù negativi. Secondo van ‘t Groenewoud, gli italiani (la canzone è incentrata sui maschi) sono musicali ed eleganti, ma parlano troppo velocemente. Inoltre, sono vigliacchi, donnaioli, criminali, bugiardi, e loschi.
Van ‘t Groenewoud venne criticato per questi pregiudizi, e si difese in un’intervista con un giornale olandese: ‘Ci sono anche delle frasi favorevoli per gli italiani nel brano. […] Ho promesso […] che, in caso la canzone fosse usata come espressione di razzismo, mi dissocerei pubblicamente da questa interpretazione.’ Secondo lui, la canzone non aveva niente a che fare con i lavoratori italiani nel suo paese, ma rappresentava gli stereotipi con cui i turisti belgi tornavano dopo una vacanza estiva in Italia.
Inoltre, Van ’t Groenewoud ribadisce l’ironia della sua canzone nello stesso testo6, scrivendo:
Ma ragazzi affidabili
Si trovano soltanto qui, in questi Paesi Bassi,
Dove sempre piove e di dove del resto
Vorrei migrare il prima possibile
In Provenza dove vorrei abitare in una
Villa bianca eccetera eccetera.
Dall’altro lato, al di là dell’intenzione dell’autore, la canzone usa molti stereotipi contro gli italiani, soprattutto quelli derivanti dalla competizione sessuale:
Non ti fidare degli italiani, svuotano la tua macchina,
Vincono il primo premio per mentire,
Ti vogliono sedurre ma solo per un breve tempo
Ti prendono in giro
Non ti fidare degli italiani
Ti vogliono ingannare
Ci mettono tutte sorte di cose
Blaterano di ‘amore’
Ma lasciali cazzeggiare,
Un italiano è al di sotto di noi.
La canzone di Van ‘t Groenewoud chiarisce ciò che era già implicito in quella di Froboess: la paura che i migranti italiani non fossero innocui, ma invece rivali nel campo sessuale. Infatti, nella stampa olandese, gli italiani erano spesso rappresentati come meno innocui, fin dagli anni Sessanta.
LA STAMPA: LA SUOCERA COME INCUBO
A parte la cultura popolare, c’è anche la rappresentazione degli italiani nella stampa olandese. Lì, si trovano moltissime notizie su crimini in cui questi sono coinvolti. Inoltre, ci sono articoli sulle relazioni tra lavoratori stranieri e donne neerlandesi. Alcuni articoli sono negativissimi. ‘Molti matrimoni con lavoratori ospiti falliscono,’ secondo un articolo del 1970, che racconta come un ufficiale di stato civile doveva dare consigli alle ragazze olandesi fidanzate con degli stranieri, ma non poteva dire loro la verità: che, se fossero andate al paese di origine del marito, la moglie avrebbe perso tutti i suoi diritti, che la sua posizione sarebbe stata molto inferiore rispetto a quella in Olanda, e che il rischio di divorzio era molto più grande per le coppie miste. L’articolo spiega che questo è il caso dei paesi mussulmani, ma che anche per l’Italia e la Spagna vale che ‘il marito (e i suoi parenti) è ancora il padrone incontestato della famiglia,’ mentre la donna gestisce ‘le faccende domestiche e l’educazione dei figli.’ Ciò potrebbe essere difficile da digerire per le donne emancipate olandesi.
Meno sprezzante ma ancora preoccupata la risposta di Margriet, una rivista femminile, a una lettera di una lettrice con un fidanzato italiano. Le regole e i diritti per i matrimoni con i lavoratori ospiti vengono spiegati in modo neutrale, ma l’autrice finisce con un avvertimento: gli italiani amano il loro paese, ed è probabile che un giorno il marito vorrà tornare in Italia, dove ‘i legami familiari sono molto stretti, e la mamma è dominante nella famiglia.’
RAPIMENTI DI BAMBINI
Negli anni 1970-1971, ci furono alcuni rapimenti di bambini nati da matrimoni italiano-olandesi falliti. Nel primo caso, il padre aveva rapito la figlia dopo il divorzio. Secondo il Telegraaf, ‘la grande paura delle donne sposate con stranieri’ era: ‘verranno rapiti anche i miei bambini?’ Nell’altro caso, il padre aveva vinto la custodia della figlia in tribunale. Poi, l’aveva portata in Sicilia, dalla sua famiglia, ma la madre con il fratello l’avevano catturata e riportata in Olanda. C’erano moltissime notizie su questo caso nella stampa neerlandese, e il Telegraaf mandò persino un giornalista in Sicilia. Il giornale scelse la parte della madre neerlandese, rappresentando il padre e la sua famiglia come arretrati, poveri, e irresponsabili.
LA REALTÀ
Dienke Hondius ha scritto un libro su matrimoni misti (Gemengde huwelijken, gemengde gevoelens, 1999). Secondo Hondius, il grande rischio di divorzio nei matrimoni misti era dovuto in parte ai matrimoni fittizi. Siccome non c’erano dei dati statistici affidabili, Hondius ha svolto una piccola ricerca tra i dipendenti di Hoogovens a IJmuiden: in questo gruppo, i matrimoni misti italiano-olandesi risultarono essere più stabili di quelli di tutti gli altri gruppi, inclusi i matrimoni non-misti.
Hondius spiega anche che, dopo gli ‘spaghettirellen’ del 1961, il governo neerlandese aveva istituito un comitato su ‘matrimonio e famiglia’ (Werkgroep Huwelijk en Gezin) per i matrimoni misti, i cui consigli includevano spesso avvertimenti per le donne olandesi. In particolare, sarebbe stato imprudente seguire il marito nel paese di origine, perché la donna olandese avrebbe perso i suoi diritti.
Hondius dice che consigli simili si trovavano pure nella stampa, spesso sotto l’influenza del comitato, dove la dominanza della suocera italiana e del ‘marito onnipotente’ venivano rappresentati come un problema per la donna olandese.
Così, l’immagine dell’italiano nella cultura popolare e nella stampa risultava piuttosto negativa: attraente, ben curato, ma anche inaffidabile, un donnaiolo, sottomesso alla mamma ma autoritario, anzi dispotico, rispetto alla moglie.
Ma sebbene queste immagini nella stampa e nella cultura popolare fossero talvolta negative, e quindi impedissero l’integrazione, c’era anche un’istituzione che aiutava l’integrazione: la Chiesa cattolica.
LA CHIESA
Mentre c’erano percezioni di differenze culturali tra le donne olandesi e gli uomini italiani, c’era anche un legame tra alcune delle donne e gli italiani: la fede cattolica. I Paesi Bassi nel 1960 erano una società piuttosto protestante, ma c’era anche un’importante minorità di cattolici, soprattutto nel Sud e in alcune regioni dell’Est del paese. Per le donne cattoliche di queste regioni, il matrimonio con un uomo protestante era difficile; un italiano o uno spagnolo, invece, sebbene fossero stranieri, erano almeno (di solito) cattolici, e quindi accettabili. Per altre donne, quelle protestanti, invece, la fede era un ostacolo in più.
Inoltre, per i lavoratori italiani (e quelli spagnoli), era la Chiesa o almeno le organizzazioni cattoliche a fornire le attività per il tempo libero. Nella sua bolla Exul Familia di 1953, il papa aveva parlato della sua preoccupazione riguardo la moralità dei migranti cattolici nelle grandi città; e quindi, le organizzazioni cattoliche avevano preso un ruolo nella loro integrazione, fornendo preti italiani per la guida spirituale, ma anche organizzando attività di intrattenimento. Queste includevano le serate festive con dancing, dove si potevano incontrare delle ragazze olandesi cattoliche. Quindi, nei centri industriali dove c’erano molti lavoratori italiani e anche ragazze olandesi cattoliche, c’erano tanti matrimoni misti.
MATRIMONIO COME RIMEDIO
La Chiesa olandese era immune dai pregiudizi comuni contro i lavoratori stranieri? No: alcuni preti nel Limburgo avvertivano le donne contro i (don)giovani italiani dal pulpito. Però, il matrimonio poteva pure essere un rimedio contro la licenza, e così la Chiesa spesso aiutava gli italiani, mediando tra la coppia mista e i genitori della donna se questi erano contrari al matrimonio. Dal 1966 al 1986 ci furono 4734 matrimoni misti tra italiani e olandesi, molto più che con gli altri gruppi di migranti provenienti dall’ Europa meridionale. Inoltre, i cattolici hanno avvertito il governo che bisognava avere abitazioni indipendenti anche per i lavoratori ospiti sposati, con successo. Così, le intenzioni originali del governo di limitare la migrazione agli scapoli, e per un periodo limitato, vennero sovvertite.
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