Migrazioni al plurale

Le interviste

Per approfondire la mia ricerca sui matrimoni misti, l’integrazione, e il ruolo della Chiesa, ho anche raccolto le testimonianze di due migranti italiani arrivati in Olanda negli anni Sessanta, e sposati con una donna non-italiana. Le persone intervistate sono: il signor Salvatore Ierna di Oldenzaal, e il signor Renato Iuliano di Utrecht. Salvatore era uno degli italiani coinvolti negli spaghettirellen del 1961, e ne ha parlato spesso in altre interviste.

Nelle pagine delle interviste, ci sono collegamenti ipertestuali a frammenti audio, che sono più ampi delle citazioni scritte.

DOMANDA: Perché è venuto in Olanda?

Salvatore Ierna venne in Olanda perché era molto difficile trovare lavoro a Catania. Disse a sua madre che voleva provare lavorare in Olanda, e sarebbe tornato dopo un anno se non gli fosse piaciuto, ma in Olanda, incontrò la moglie olandese. Dopo il matrimonio, tornarono in Sicilia, ma mentre lei aveva un buon lavoro, mentre invece per lui non c’era il lavoro che gli avevano promesso, quindi tornarono in Olanda.

Anche per Renato Iuliano il lavoro, come sarto e come musicista, era stato il motivo per venire in Olanda. Oltre al lavoro, che gli piaceva, una fidanzata olandese era il motivo per stare qui invece di tornare in Italia dopo qualche anno.

DOMANDA: Come era il rapporto con gli olandesi quando è arrivato qui?

Secondo Salvatore Ierna, quando è arrivato a Oldenzaal, il rapporto con gli olandesi era buono. Non c’erano pregiudizi contro gli italiani; al contrario:

Noi eravamo i primi italiani emigrati qui a Oldenzaal. […] queste ragazze, non avevano mai visto gli italiani e subito gli piacemmo e si innamorarono di noi. Dopo un paio di mesi che eravamo qui in Oldenzaal, i giovanotti olandesi che erano fidanzati con queste ragazze, pensarono che questi italiani volessero rubargli la ragazza. Ma non era così: noi eravamo semplici, non parlavamo neanche la lingua olandese; ma eravamo molto eleganti, sapevamo ballare bene. Allora nel ‘61 scoppiò una grande rissa.

Anche Renato Iuliano dice che gli italiani erano molto popolari, soprattutto con le donne: ‘dicevano l’italiano è gentile, ti bacia la mano, ti porta i fiori, gli altri non lo fanno.’ Non parla, però, di stereotipi negativi. Invece, come membro del consiglio degli emigranti di Utrecht, aveva visto come molti lavoratori ospiti venissero sfruttati dai padroni di casa.

DOMANDA: E adesso: è integrato nella società olandese?

Secondo Salvatore Ierna, gli italiani sono bene integrati:

adesso noi come italiani  […] siamo ben visti e benvenuti qui a Oldenzaal; siamo accolti perché […] ci siamo integrati nella vita olandese.

Tutti gli italiani a Oldenzaal parlano olandese, e Salvatore Ierna dice che adesso persino “pens[a] come un olandese.” È molto contento della sua vita, come cittadino onorario di Oldenzaal, benestante proprietario della sua casa, con due figli altrettanto benestanti. Però, gli manca sua moglie, deceduta due anni fa; e talvolta gli manca la Sicilia, dove ci ‘sono meno fabbriche, siamo poveri, però la gente è felice, c’è sempre il sole,’ e dove si possono cogliere i datteri dagli alberi.

Quando ci pensa, diventa nostalgico:

Sicilia, una terra molto piena di sole, […] questo mi manca qui in Olanda, ma purtroppo la mia vita è qui in Olanda e addirittura al cimitero c’è la mia tomba dove mia moglie è seppellita, a mia volta anche io andrò nella mia tomba.

E così, è ancora italiano: sa che questa tradizione funeraria non è olandese:

Per trent’anni ho affittato un pezzo di terreno del comune di Oldenzaal, ci ho messo sopra la mia tomba, c’è la mia foto, la foto di mia moglie […] questa è la mia cultura. Noi italiani […], prima di morire, vogliamo vedere il posto dove verremo seppelliti e io l’ho fatto. Quando l’ho fatto, molti olandesi si sono meravigliati.

Renato Iuliano dice che si ‘sente a casa’ in Olanda. Ha conosciuto molti olandesi tramite la musica, e ancora canta nel coro di opera lirica di Utrecht. Ha fatto molto per la comunità, suonando gratis in ospedali, e portando preti ai malati italiani con la sua macchina. Adesso, insegna italiano a un gruppo di donne della chiesa che vogliono andare a Assisi. Come padrone di un ristorante, ha conosciuto gente famosa, come il judoista Anton Geesink e il sindaco Henk Vonhoff. Ciononostante, ha il passaporto italiano, e ha molti amici e parenti in Italia, che ama visitare. Come Salvatore, preferisce guardare la TV italiana, sebbene legga anche i giornali olandesi per lo sport. Cantare in olandese non gli piace, ma celebrava sia Befana sia San Nicola con i figli. È chiaro che si sente piuttosto italiano quando dice che si sente responsabile per gli altri italiani:

Qualche italiano che si comporta male io se lo vedo lo richiamo, dico questo non si fa, non è bello e mi sento italiano perché c’ho un nome italiano, il passaporto italiano e la famiglia c’ho in Italia …

DOMANDA: Dove ha incontrato sua moglie? Era difficile incontrare ragazze olandesi?

Salvatore Ierna risponde che era facile incontrare le ragazze olandesi, perché gli italiani erano molto eleganti e un po’ esotici. Lui stesso incontrò la moglie tramite amici. Altri italiani, invece, trovarono la fidanzata nella sala di ballo. Molti, “L’80-90% degli italiani che erano qui, è sposato con una ragazza olandese.”

Renato Iuliano avevo conosciuto la fidanzata sul lavoro, e dopo aveva trovato la moglie quando suonava a Parigi. Lei è di origine marocchina, ma cresciuta in Francia.

DOMANDA: La fede cattolica, era importante nella decisione di sposarsi?

Sulla fede cattolica, Salvatore Ierna dice che la moglie era protestante, ma che diventò cattolica per lui. Sua suocera ne era contenta, il suocero no, ma aveva lasciato la decisione alla figlia. Gli ho domandato anche se avrebbe accettato di diventare protestante lui stesso, se questo fosse stato l’unico modo di sposarsi con la moglie. Risponde che la Chiesa era molto importante per lui personalmente:

Io sono cresciuto tutto nella Chiesa, io non avrei più potuto cambiare religione, né protestante, né musulmana, solo cattolica.

Da bambino, aveva avuto la possibilità di andare al seminario e diventare prete, ma purtroppo la sua famiglia non aveva abbastanza soldi.

Anche Renato Iuliano racconta che sua moglie è diventata cattolica:

mia moglie … si è battezzata, però non per me l’ha fatto, piaceva a lei …

Anche per lui, la Chiesa è molto importante al livello spirituale. Renato Iuliano è ancora molto attivo nella chiesa locale.

DOMANDA: Si sente spesso che, per molti migranti cattolici, la Chiesa fornisce l’accoglienza e l’aiuto sociale. Quando è arrivato qui, ha ricevuto aiuto dalla Chiesa?  

Per Renato Iuliano, la Chiesa era stata importantissima come legame sociale. I preti di Utrecht, Don Giovanni e Don Roberto visitavano gli italiani malati, e lui li aiutava. Anche parla con grande entusiasmo della Casa Militare Cattolica (Katholiek Militair Tehuis) sotto il palazzo comunale di Utrecht, dove ‘si organizzavano parecchie attività’:

Alla sera tutti gli italiani andavano lì, bevevano una birra e si guardava un film, c’era una volta a settimana facevano il cinema, un film, si faceva qualche volta il teatro, si organizzava una gita, andare per esempio al Afsluitdijk, andavamo a vedere il Dolfinarium con l’autobus.

Il centro era importante pure per le relazioni con le donne locali, quindi per l’integrazione:

Tutti gli italiani che avevano la ragazza olandese, la portavano al centro per divertirsi a ballare, e sentire la musica.

Purtroppo, ‘c’erano italiani che rubavano la donna al marito. Non era bello, perché il mondo è pieno di donne, non c’è bisogno di pigliare la donna di un altro.’ Secondo Renato Iuliano, la Chiesa è importantissima per l’educazione morale dei giovani: ‘La parola del prete, del pastore è educativa, ti insegna a essere perfetto.’

Quindi, deplora che non ci sono soldi per una messa in italiano.

Per Salvatore Ierna, invece, il ruolo sociale della Chiesa per i migranti non è stato importante: ‘No, quando siamo arrivati qua di italiano da parte della chiesa niente.’

Invece, ‘Io nel 1975 ho formato il circolo ACLI a Oldenzaal, l’ho formato io stesso.’

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