Migrazioni al plurale

Conclusioni

È vero che c’erano degli stereotipi sugli italiani nella cultura popolare olandese: non solo quelli negativi ma anche quelli positivi. Il fatto che essi venissero considerati come eleganti, musicali, ben vestiti, belli e un po’ esotici li ha aiutati a trovare mogli olandesi.

Il ruolo della Chiesa, invece, era meno importante nel processo di integrazione a Oldenzaal in confronto a Utrecht. Secondo Salvatore Ierna, l’accoglienza sociale era una cosa che dovevano fare loro stessi, tramite l’ACLI, mentre Renato Iuliano è molto entusiasta della cura e guida dei preti e della vita sociale organizzata alla casa cattolica militare a Utrecht. Sebbene la fede cattolica fosse importantissima per Salvatore Ierna, non aveva agevolato l’integrazione: se sua moglie avesse insistito sulla sua fede protestante, probabilmente non ci sarebbe stato un matrimonio. Da questa prospettiva, la fede sarebbe stata un ostacolo, il matrimonio essendo importantissimo per il percorso della sua vita.

Sebbene Salvatore Ierna tenga all’integrazione, a pensare come un’olandese, le differenze rimangono: la nostalgia per Sicilia, la cultura funeraria, l’amore per l’arte e l’opera lirica italiana, il circolo di italiani, sono tutti aspetti dell’italianità che in realtà non ha perso. Anche per Renato Iuliano, l’identità italiana è ancora importantissima, dal passaporto alla musica, dalla televisione alla comunità italiana e la Chiesa. Il matrimonio con una donna non-italiana, e avere figli olandesi, non significa che i migranti italiani diventano olandesi sotto ogni rispetto. Il crogiolo di integrazione totale, se arriva mai, viene con i figli, o ancora più tardi.

Forse è meglio così: la migrazione può apportare benefici di innovazione culturale. Come in un buon matrimonio, ciò che conta è la differenza eccitante, insieme all’armonia generale. Dalla cucina alla musica, nei 50 anni scorsi, elementi della cultura italiana hanno arricchito quella olandese. Per esempio, quando un gruppo di lavoratori italiani è arrivata al loro alloggio nel Pauwstraat a Arnhem, c’erano proteste dai vicini, ma quando, nel 1973, lasciavano questo alloggio per un altro, c’erano di nuovo proteste, stavolta contro la loro partenza, siccome gli italiani ‘avevano dato slancio al Pauwstraat, perché avevano un buon gusto e avevano sempre un aspetto curato.’ Sebbene talvolta tensioni siano inevitabili, come resistenza contro l’esogamia e problemi dell’edilizia popolare, esse possono essere risolte. Nonostante ciò, bisogna che la società ospite sia aperta alle innovazioni introdotte dai migranti, e ne approfitti. Questo si chiama assimilazione, un processo di adattamento reciproco: come in un buon matrimonio.

Torna all’introduzione
Torna alle interviste
Torna alle conclusioni